Gonnosfanàdiga, un villaggio nella provincia del Sud Sardegna, conosciuto in passato come “Gonnos de Montannia”, si divide in due parti dal torrente Pìras:
- Gònnos, situato sulla montagna, con una disposizione urbanistica articolata in cellule;
- Fanàdiga, situato in una zona più pianeggiante, con una disposizione radiale.
La regione è abitata fin dall’era preistorica, con i primi insediamenti certi che risalgono al Neolitico antico, tra il VI e il IV millennio a.C. nell’area di Terra ‘e Seddari e in altri nove insediamenti dove sono state rinvenute tracce.
In Pal’‘e Pardu, sussistono ancora alcuni resti di uno dei nuraghi più antichi dell’isola, un Protonuraghe.
I due principali monumenti storici del villaggio sono: la chiesa parrocchiale di S. Barbara (con una struttura a tre navate databile al XVI-XVII secolo, transetto e presbiterio settecenteschi) e la chiesa campestre di S. Severa (lungo un sentiero fuori dal centro abitato), con cupola all’incrocio delle navate e circondata dal tradizionale portico.
Di particolare interesse sono i numerosi pozzi pubblici presenti nel territorio, attualmente circa cinquanta, ma erano molti di più in passato. Rivestivano un ruolo fondamentale sia per l’approvvigionamento idrico che come luoghi d’incontro per la popolazione locale. Ancora oggi molte vie e quartieri prendono il nome dai pozzi presenti nella zona.
Oggi questi pozzi hanno perso le loro funzioni originarie ma rappresentano ancora punti di riferimento topografico e storico per gli abitanti di Gonnosfanàdiga, oltre a essere elementi di interesse architettonico e turistico.
Il territorio circostante, in gran parte coperto da fitta macchia mediterranea, è ideale per escursioni e trekking: verso il M. Cuccurèddus m 716; alla punta Perda de Sa Mesa m 1236, la vetta più alta del Lìnas; alle rovine di Serru, un villaggio distrutto nel XVI secolo durante un attacco dei Barbareschi.